Mettiamo insieme due fatti: l’emigrazione intellettuale che vede coinvolti migliaia di giovani italiane e italiani che finiscono per conseguire brillanti risultati all’estero e lo scandalo dei raccomandati asini della Basilicata. Mettiamo insieme questi due fatti e abbiamo la fotografia esatta del perché questo paese prosegua, senza speranza, nel suo inarrestabile declino e del perché questo declino assuma, nel sud del paese, le caratteristiche di un moto naturalmente accelerato.
I fatti della Basilicata sono noti. Un concorso per “amministrativi” nella sanità lucana in cui i raccomandati da personaggi a cui non si può dire di no vengono segnalati in una lista diversa dai comuni mortali, a loro volta definiti un’inutile zavorra che evidentemente appesantisce e disturba il lavoro dei valutatori. Il problema è che questi raccomandati, evidentemente talmente sicuri dell’efficacia della segnalazione di cui godono da ritenere superfluo affaticarsi nello studio, risultano essere talmente ignoranti da suscitare l’indignazione, fino al voltastomaco, di almeno uno degli esaminatori, che ha comunque proseguito, pur riferendo di stare malissimo, nel suo compito di esecutore degli ordini ricevuti.
Se non fosse intervenuta la magistratura, questi ignoranti da voltastomaco sarebbero andati ad amministrare strutture del sistema sanitario nazionale, a condizionare, con la loro incompetenza sostenuta dall’arroganza propria di chi si sente protetto, le scelte di indirizzo assistenziale di una regione che non a caso, su patologie importanti presenta una mortalità superiore ad altre realtà del paese.
Quello che è successo in Basilicata altro non è che il portato di una sanità la cui gestione, militarmente controllata dal sistema dei partiti, viene utilizzata come salvadanaio per finanziare le clientele elettorali dei politici che, a turno e a prescindere dal colore politico, si trovano a gestirla. Una sanità che da tempo ha perso di vista il proprio scopo unico e irrinunciabile, ovvero la cura della malattia e la promozione della salute dei cittadini, divenuto un corollario di scarsa importanza rispetto alla ben più remunerativa, da un punto di vista politico, gestione delle assunzioni e delle carriere, amministrative e sanitarie.
Ma la sanità è solo uno degli ambiti di uno Stato in cui si è da tempo stracciato il patto sociale tra cittadini e amministratori. La nostra repubblica si è progressivamente trasformata in una oligarchia autoreferenziale nella quale i legami familistici e clientelari hanno preso il sopravvento su qualsiasi altra considerazione del governo della cosa pubblica, in cui il denaro pubblico, versato dai cittadini per ottenere in cambio atti di governo e servizi ben erogati, rappresenta il bottino da cui attingere a piene mani. D’altra parte, se si accetta di candidare alla guida delle amministrazioni soggetti che hanno ampiamente dimostrato di essere amministratori infedeli, magari già condannati per reati contro la stessa pubblica amministrazione, acclarati ignoranti o palesemente stupidi, e costoro vengono pure votati dai cittadini elettori/contribuenti, che quindi accettano supinamente la rapina ai loro danni, per quale motivo non si dovrebbe seguire lo stesso schema nella valutazione dei soggetti a cui affidare la gestione dei vari uffici?
Quando si diffonde la percezione di ciò, quando il tradimento del patto sociale da parte di chi ottiene la delega a governare raggiunge lo stato di coscienza da parte della maggioranza, il rischio è l’affermarsi dell’oclocrazia, a cui non segue un ritorno alla democrazia e un suo rafforzamento, ma la presa di potere di un qualche capo popolo.
E i segnali ci sono tutti.
Cesare Greco